Accademia Internazionale della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento

Le Origini

Il Professore Ancel Keys.

Era il 1946 quando l'epidemiologo e professore Ancel Keys aveva già iniziato a programmare studi per indagare sui rapporti fra affezioni cardiovascolari, abitudini alimentari, attività fisica e livelli colesterolemici.

Il professore aveva intuito come i livelli ematici di colesterolo nell’uomo fossero correlati alla dieta ed in particolare all’apporto percentuale di calorie fornite dai grassi e non già al contenuto di colesterolo negli alimenti. Vi erano seri dubbi che soltanto l’attività fisica fosse responsabile dei livelli colesterolemici e non la dieta, anche se in alcuni casi essa potesse determinarne variazioni anche se non significative.

Questi concetti cominciarono a trovare conferma da studi condotti dallo stesso Keys e la sua scuola in diversi paesi come S.U. (Minnesota), Spagna (Madrid), Svezia (Malmo), e Sud Africa (Città del Capo) e per quanto riguarda l’Italia a Napoli, Bologna e Cagliari. 

La necessità di condurre studi più mirati su selezionati e ben individuati gruppi di soggetti indusse Keys a indirizzare gli studi epidemiologici su ristrette aree rurali onde ottenere campioni omogenei e ben definiti oltre che rappresentativi. Tra le aree rurali la prima a essere presa in considerazione fu Nicotera, in Calabria.

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Lo studio pilota a Nicotera

Perché Nicotera? Era una tipica area rurale rispondente ai requisiti previsti con particolare riguardo alla dieta che si presupponeva fosse ricca di grassi vegetali (soprattutto olio di oliva). In secondo luogo perché le conoscenze locali da parte di un oriundo nicoterese che aveva già lavorato con l’equipe di Keys (Prof. Alfonso Del Vecchio) avrebbero potuto offrire sufficienti garanzie sull’idoneità della base logistica e soprattutto una buona collaborazione a livello locale sia da parte dei soggetti da reclutare sia da quanti altri avrebbero dovuto essere chiamati in causa (enti locali, medici, funzionari).

Viene così avviata, nel 1957, la ricerca definita come "studio pilota" in quanto la prima di una serie che avrebbe coinvolto altre aree rurali italiane a diversa collocazione geografica.

La finalità era quella di esaminare nei termini e con le modalità di cui parleremo più avanti almeno il 95% dei soggetti di sesso maschile di età compresa tra i 45 ed i 64 anni. Ciò comportava che venissero anche considerati quelli che al momento dell’indagine sarebbero si rientrati nel range di età ma che erano nel frattempo deceduti. E di questi dovevano essere rilevate ove possibile le cause di morte.

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L'organizzazione

La fase organizzativa richiese alcuni mesi: c’era da reperire un'idonea sede logistica che consentisse giornalmente l’espletamento della varie indagini previste nel protocollo. Venne così individuata e affittata un’abitazione su due piani con diverse stanze a disposizione. Fu necessario, inoltre, trovare alloggi idonei per i ricercatori in quanto Nicotera a quei tempi era sprovvista di alberghi. Fu così reperito un albergo nella vicina Gioia Tauro.

Altra problematica da affrontare fu quelli di compilare la lista dei soggetti da esaminare: a questo proposito si rivelò fondamentale la consultazione dell’ufficio anagrafico del Comune di Nicotera che consentì l’identificazione dei soggetti compresi nel range di età previsto e di individuarne ove possibile l’ubicazione. Successivamente, venne affrontato il problema del reclutamento: qui occorreva non solo averne individuato l’ubicazione dei soggetti laddove non nota, ma soprattutto ottenerne il consenso e fissarne la data della visita. E qui emersero alcune difficoltà. In primo luogo l'ubicazione esatta dei soggetti. Tenendo presente il fatto che per definizione, questi, dovevano risiedere in un’area ben definita, entro il Comune di Nicotera, che però essendo una zona rurale comportava la loro dispersione non solo in frazioni distanti anche qualche chilometro dalla base, ma anche in isolate aziende agricole. Il secondo ordine di difficoltà si rivelò consistere nella riluttanza di parecchi soggetti a sottoporsi agli esami previsti sia perché alcuni si ritenevano talmente sani da non aver bisogno di alcun controllo sia all’opposto per timore di riscontrarsi ammalati.

L’azione di reclutamento quindi oltre che estremamente capillare doveva essere anche persuasiva. Le conoscenze personali, le liste civiche e la collaborazione dei medici locali furono di somma utilità. In alcuni casi sono stati necessari ripetuti ed estenuanti colloqui per convincere i più riluttanti.

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L'Equipe

Venne costituita, sotto la direzione di Keys, un’equipe internazionale di ricercatori composta dal famoso cardiologo americano, e medico personale del Presidente Eisenhower, Paul Dudley White (Boston, USA), dal cardiologo giapponese Noboru Kimura (Kyushu, Giappone), da Flaminio Fidanza (Univ., Napoli), dal nicoterese Alfonso Del Vecchio (Univ. Milano), da P. Crotone (Roma), da A. Kagan (Londra), da M. Mancini (Napoli), da R. Buzina (Zagabria), da Louise Dalderup (Amsterdam), da S. Pulsar (Helsinki), da M. Karvonen (Helsinki), J. Carlotti (Parigi), V. Puddu (Roma), Alessandro Menotti (Brescia). Tutti con competenze specifiche per l’espletamento delle indagini da svolgere secondo i parametri sanciti dal protocollo di ricerca. Tali parametri erano costituiti da:

  • Accurata indagine anamnestica con particolare riguardo alle abitudini alimentari, all’uso del tabacco, all’attività fisica in rapporto all’occupazione

  • Rilevazione di alcuni dati antropometrici (peso, altezza, spessore delle pliche cutanee)

  •  Esame clinico con determinazione della pressione arteriosa

  •  ECG a riposo e dopo sforzo

  •  Esame schermografico

  • Determinazione del colesterolo nel sangue

Nella valutazione di alcuni di questi parametri ci furono ovviamene delle difficoltà legate sia al fatto che ci si trovava in zona rurale, lontano da grandi centri commerciali, sia al fatto che si era negli anni 50. Occorsero delle difficoltà anche nel reperire rotoli di carta per ECG idonei all’apparecchiatura in uso e si dovette far ricorso ad arrangiamenti particolari. 

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I Risultati

Va, anzitutto, rilevato come l’obiettivo iniziale del raggiungimento di una copertura di almeno il 95% del campione previsto sia stato ampiamente raggiunto: è stato infatti esaminato il 97% del campione.

Tra i soggetti del range di età prestabilito (45-64) si è avuta una prevalenza (49%) dei più giovani cioè quelli collocati nel range 45-49 e ciò sia per effetto della causa bellica (ancora troppo giovani per andare a combattere nella seconda guerra mondiale) e sia per la ridotta possibilità all’epoca di emigrare.

Per quel che riguarda i livelli occupazionali anche in rapporto all’attività fisica la maggior parte dei soggetti esaminati e cioè circa il 65% appartenevano alla classe definita come esercitante lavori moderati o pesanti rispetto a quelli classificati di lavoro lieve o addirittura sedentari. In relazione al quadro di maggiore o minore adiposità rilevata attraverso la misurazione delle pliche cutanee, gli uomini di Nicotera hanno presentato un modesto valore (7 mm) potendosi quindi definire non sovrappeso o obesi.

Questi valori sono in armonia con quelli relativi alla pressione arteriosa, sia sistolica che diastolica, nonché della colesterolemia. Per quel che riguarda il tabagismo quasi nullo l’uso della pipa o del sigaro, basso quello delle sigarette.

I reperti elettrocardiografici hanno evidenziato un buon stato di salute dal punto di vista cardiovascolare dei soggetti nicoteresi: appena tre i soggetti che hanno evidenziato tracce di precedenti episodi infartuali e pochissimi altri di compromissione coronaria (angina).

Dal punto di vista dietetico fu messa in evidenza la bassa percentuale di calorie fornite dall’olio di oliva.

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Le Conclusioni

Lo studio pilota di Nicotera ha costituito una base storica per tutti quegli studi miranti a rapportare la dieta e specificatamente l’apporto lipidico alle affezioni degenerative dell’apparato cardiovascolare.

Questi dati, poi, acquistano maggior valore quando valutati e comparati con tutti quelli acquisiti, sia prima della ricerca pilota di Nicotera che successivamente, in altre aree rurali ed in altre nazioni nel prosieguo del tempo.

Tutti gli studi partendo dalle prime felici intuizioni di Ancel Keys hanno contribuito a tracciare i limiti e definire la così detta "Dieta Mediterranea" come mezzo essenziale per la conservazione di un buono stato di salute.

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Indice di Adeguatezza Mediterraneo

* Il dato di Pollica viene inserito a seguito di una ricerca svolta a Perugia, Rofrano e Pollica nel 1994 e diretta da Alberta Adalberti Fidanza e Flaminio Fidanza. Le tre aree non erano inserite tra le coorti prese in esame dal Seven Countries Study. Si dimostra, così, che nel tempo ed in altre coorti italiane, il MAI/IAM, non raggiunse mai l’ottimo indice di Nicotera.

In occasione della Terza Conferenza Internazionale, tenutasi a Nicotera nel maggio del 2010, il prof. Flaminio Fidanza, coordinatore generale della sezione italiana dello studio dei sette paesi (Seven Countries Study), dichiarava:

Le medie dei consumi dei gruppi di alimenti delle 24 famiglie esaminate nel 1936 non differiscono in genere da quelle delle famiglie di Nicotera esaminate nelle tre stagioni del 1960. Dato che erano riportate nel lavoro le quantità dei singoli alimenti consumati dai tre gruppi omogenei delle 24 famiglie, con l’uso delle tabelle di composizione degli alimenti dell’Istituto Nazionale della Nutrizione pubblicate nel 1946, abbiamo calcolato il loro percento dell’energia e successivamente l’Indice di Adeguatezza Mediterraneo (MAI-IAM). Per il primo gruppo il MAI-IAM è risultato di 6,7, per il secondo gruppo di 12,3 e per il terzo gruppo di 8,4. Considerando che questi valori si riferiscono all’uomo medio, nell’ambito dell’intera famiglia, essi si possono considerare sovrapponibili a quelli dell’intero campione di Nicotera. I risultati dell’inchiesta alimentare a Scilla del 1936 ci permettono di ritenere la salutare Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento una prerogativa nel passato dell’intera Calabria.>[1]

L’analisi condotta in Calabria a Scilla dal 1932 al 1936 decreta, senza ombra di dubbio, la primogenitura della Dieta Mediterranea che altri vorrebbero fosse riconosciuta a Napoli per gli studi condotti nel febbraio 1952 dal prof. Flaminio Fidanza che  <insieme ad Ancel Keys presero in esame i rapporti tra dieta e colesterolemia e osservammo che i vigili del fuoco napoletani presentavano una colesterolemia più bassa rispetto ai colleghi del Minnesota (USA)>. [2]

A rinforzare la tesi della primogenitura in Calabria è ancora Fidanza in occasione del convegno svolto a Nicotera sul “Cinquantenario dei rilevamenti dei consumi alimentari condotto a Nicotera nel 1960 - Seven Countries Study”, affermando che già nel 500 d.C. in Calabria a Squillace (CZ), ”Il Vivarium di Cassiodoro rappresenta un documento precursore della Salutare Dieta Mediterranea Italiana…Gli alimenti descritti da Cassiodoro nelle Institutiones e nelle varie che coincidono con quelli che caratterizzano la salutare Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento di Nicotera”.[3]

[1] Conferenza “Cinquantenario del rilevamento dei consumi alimentari condotto a Nicotera nel 1960 Seven Countries Study”, Andrea Livi editore - pag.83-84 prof Flaminio Fidanza
[2] Conferenza “Cinquantenario del rilevamento dei consumi alimentari condotto a Nicotera nel 1960 Seven Countries Study”, Andrea Livi editore - pag.11-12 prof. Flaminio Fidanza
[3] Conferenza “Cinquantenario del rilevamento dei consumi alimentari condotto a Nicotera nel 1960 Seven Countries Study”, Andrea Livi editore- pag.34-35 prof. Flaminio Fidanza

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Colesterolo e Dieta Mediterranea

Il prof. Gabriele Sganga, nelle sue conferenze, interviste e lezioni all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, riporta spesso la notizia che con lo Studio Pilota svolto a Nicotera da Ancel Keys, si è scoperta la correlazione tra il mangiare sano e il colesterolo basso. In una recente pubblicazione egli afferma:

E' noto, inoltre, che una ipercolesterolemia prima di essere trattata con farmaci anti-colesterolo può e deve essere corretta, a qualunque età, con dieta e movimento. La dieta ipocolesterolizzante è rappresentata dalla mediterranea, quella che Ancel Keys aveva riscontrato a Nicotera dove è stato notato che la dieta abbondava di grassi, ma di origine vegetale, come l’olio di oliva, di pesce azzurro, ricco di acidi grassi omega3, vegetali, frutta, ed era povera di carne, zucchero, burro e grassi di origine animale. La Dieta Mediterranea è stata quindi riconosciuta e considerata la dieta di riferimento per la buona salute e nel 2004 è stato elaborato un indice denominato “Mediterranean Adequacy Index” (indice MAI o IAM, Indice di Adeguatezza Mediterranea), che valuta il rapporto tra quantità di energia/calorie provenienti da alimenti tipici della Dieta Mediterranea (non a caso sono stati individuati i cibi assunti dalla popolazione di Nicotera) e calorie provenienti da alimenti non tipici.

Tanto più elevato è questo indice tanto più la dieta è mediterranea: si calcola che un aumento dell'indice MAI di 2.7 unità è associato ad una diminuzione di mortalità per patologie cardiovascolari del 26%. Nel 2008 l'Italia presentò richiesta all'UNESCO affinché la Dieta Mediterranea venisse inserita tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità, riconoscimento che fu accolto nel 2010; da quella data la ”Dieta Mediterranea” è “patrimonio immateriale dell’umanità“ ed è considerata in tutto il mondo, l'alimentazione più equilibrata, diversificata, completa e corretta fino a rappresentare il miglior esempio di alimentazione sana. D'altra parte anche le moderne terapie nutrizionali artificiali somministrate ai pazienti ospedalizzati per via enterale e/o parenterale risultano di miscele caloriche (glucidiche e lipidiche) e proteiche del tutto sovrapponibili alla composizione della dieta mediterranea. E quello che è sorprendente è che aggiungere anche solo alcuni componenti della “dieta mediterranea”, innalzando così l'indice MAI, riduce l'incidenza di complicanze e morte per accidenti cardiovascolari.

La longevità e la riduzione di affezioni cardiovascolari è riconducibile a dell'eccellente simbiosi tra marina e collina tipica delle cose del bacino mediterraneo. Il cibo consta inevitabilmente di pesce fresco e azzurro, quello più ricco di Omega3, gli acidi grassi a maggior potere antiossidante, e contemporaneamente di olio extra vergine di oliva, frutta legumi, vegetali, cipolla, noci e cereali, pollami, carne rosse non lavorate, ma non si può nascondere che a questo cibo, si associa l’aria salubre marino/collinare, l'acqua e il movimento fisico tipico delle laboriosità meridionali. E sì, il movimento fisico, perché la dieta mediterranea non è solo scelta e abbinamento di cibi ma è soprattutto “stile di vita” ove il cibo si coniuga con il movimento e l’attività fisica.>